Cantare in un coro ha un’importanza molto profonda, significa condividere le proprie vibrazioni, condividere i propri stati d’animo e aprirsi non solo al direttore, ma anche agli altri coristi. Cantare in un coro è una forma di nutrimento. Ci si nutre delle energie altrui, ci si nutre del respiro altrui. E’ uno scambio, è qualcosa che riempie l’anima, il corpo e migliora l’umore.
Cantare in un coro non è il semplice cantare. Il grande maestro Claudio Abbado pensava al coro come ad una grande orchestra, ma con un aspetto umano molto più profondo:
“Il canto è l’espressione musicale più spontanea e naturale e il coro è la forma più immediata del fare musica insieme. In un coro ogni persona è sempre concentrata sulla relazione della propria voce con le altre.
L’ascolto dell’altro è quindi alla base del canto corale e in generale del fare musica insieme.
Imparare a cantare insieme significa imparare ad ascoltarsi l’un l’altro. Il coro quindi, come l’orchestra, è l’espressione più valida di ciò che sta alla base della società: la conoscenza e il rispetto del prossimo, attraverso l’ascolto reciproco e la generosità nel mettere le proprie risorse migliori a servizio degli altri”.
Levitin, psicologo cognitivo, neuroscienziato, musicista e scrittore statunitense, afferma che il canto di gruppo è stato un tratto umano essenziale per decine di migliaia di anni; era tradizionalmente un esercizio di “costruzione della comunità” a cui tutti partecipavano.
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