La cultura incontra la tecnologia: a Palermo una mostra su Gustav Klimt

In questo periodo, sino al 05 Maggio 2024, nel nostro capoluogo normanno, sarà attivo un percorso multimediale e virtuale dedicato al grande artista austriaco Gustav Klimt. L’evento si tiene a Palazzo Mazzarino, edificio storico del 1600, location suggestiva in Via Maqueda 383.
La cultura incontra la tecnologia, questa mostra permette al visitatore di vivere un’esperienza imperdibile e di apprezzare la vita e le opere dell’artista.
Klimt nacque nel 1862 a Baumgarten, Vienna. Era un maestro nell’uso dei simboli e allegorie, esplorando temi come l’amore, la morte, la spiritualità, ecc.
Membro fondatore della corrente artistica della Secessione viennese, staccandosi dallo stile accademico, si prefisse di instaurare un’arte totale unendo le forze creative del paese, rinnovando le arti applicate e incoraggiando lo scambio internazionale delle idee, questi gli obbiettivi del nuovo movimento.
Il simbolismo dell’Art Nouveau di Klimt poggia sulla psicanalisi freudiana, che si traduce nelle forme organiche stilizzate in assenza di prospettive.
Come si può osservare nell’opera “Nuda Veritas”


La donna in piedi che si mostra allo spettatore senza alcun velo, la Veritas con atteggiamento provocatorio, il serpente ai piedi, i fiori nei capelli, lo sfondo acquatico, conferiscono al personaggio una carica inquietante e pericolosa. La donna, resa inaccessibile, dai capelli rossi e la carnagione pallida, tiene nella mano destra uno specchio o una lente, girata verso lo spettatore.

Klimt, nei primi anni del 900, visita l’Italia, si reca a Venezia, Firenze, e soprattutto Ravenna, i cui mosaici bizantini sono per lui una rivelazione, seducendo l’artista per la loro ricchezza decorativa. Per la bellezza dei dettagli grafici, lo sfondo d’oro, l’ornamento vegetale, palme, spirali, ritmo stilistico ,caratteristiche dell’arte bizantina, che smaterializza le scene, astraendole da qualsiasi contesto storico, i mosaici di Ravenna non lasciano indifferente l’artista.

Nel 1905, il magnate Adolph Stoclet fa costruire una villa a Bruxelles e incarica Klimt di realizzare un grande fregio all’interno di questa. Gli Stoclet sono grandi appassionati di arte indiana, e Klimt ne tiene conto, riprendendo il tema del ciclo della vita, e realizza “l’albero della vita” del paradiso terrestre, aggiungendo alla creazione la sua conoscenza tecnica. I suoi rami a forma di spirale evocano motivi d’oriente, il suolo con forme colorate caleidoscopiche. Si ritrova un’elemento molto caro all’artista, l’occhio egizio( simbolo di salute e fecondità). L’uccello nero appollaiato evoca Horus, la divinità del falco egiziano, dio dell’azzurro e degli spazi celesti. Si percepiscono la stilizzazione e la ricchezza decorativa tipiche dell’Art Nouveau.

Il periodo dorato raggiunge il suo culmine con Il Bacio: vi si vede una coppia abbracciata su di un tappeto di fiori. La decorazione dei loro abiti dorati varia: per l’uomo rettangoli bianchi e neri, per la donna cerchi di colori e fiori. Da questo insieme emergono le teste e le mani, espressione di una profonda intimità. La donna inginocchiata si dona all’uomo con gli occhi chiusi, lasciandosi trasportare dalla passione amorosa. La coppia si isola nella sublimazione del sentimento d’amore ignorando la realtà circostante, il tappeto di fiori sottolinea il legame tra la donna e la terra. Klimt si rifà all’arte bizantina con abbondanza grafica, e ritmi geometrici che avvolgono la coppia. In quest’opera colpisce ancora l’utilizzo abbondante dell’oro e l’ispirazione ai mosaici di Ravenna.

Klimt ha dipinto paesaggi con inquadrature inusuali, rinunciando alla prospettiva, negando lo spazio, inghiottendo l’orizzonte. Frammenti di foresta, superfici di laghi permettono allo spettatore di sentirsi immersi nel quadro.