4’33” e la musica del silenzio di John Cage

Nato in California nel 1912, John Cage si distingue subito per la sua eccentricità, dopo aver cominciato a comporre musica da tenera età, senza aver mai seguito un corso musicale di preparazione. E anche per questo il suo stile è fuori dal comune, non segue le regole e vive di arbitrarietà, la stessa che Cage considera parte fondamentale delle responsabilità del compositore che deve 《porre domande invece che fare delle scelte》.

E proprio questo fa quando decide di chiudersi in completa solitudine, dentro una camera anecoica, cioè quasi totalmente insonorizzata, all’interno della quale spera di trovare la risposta alla sua domanda: esiste davvero il silenzio assoluto? Cage risponde di no. E per spiegarlo compone 《4’33“》, un’opera iconica, che già dal titolo presuppone una grandiosa riflessione. Infatti, la durata del componimento corrisponde in secondi a 273, numero che indicherebbe la temperatura più bassa possibile per la materia, ma che è impossibile da raggiungere. Per Cage alla fine di quest’esperienza non si può parlare di silenzio assoluto, perché dentro quella camera tutto c’è fuorché il silenzio. Distintamente, il compositore ha potuto notare la presenza di due suoni in particolare, non intenzionali e che l’udito umano non può non percepire: uno acuto, prodotto dal suo sistema nervoso in funzione; l’altro più grave, prodotto dal sangue che scorreva nelle vene e dai battiti cardiaci. È così che può finalmente mettere un punto al suo lungo e accurato studio, iniziato qualche anno prima, nel 1934 con il Duetto per flauti, che prevede un breve periodo di silenzio, e proseguito nel 1952 con Waiting, che anticipa proprio di qualche mese 4’33” e prevede un breve ostinato strumentale.

La dimostrazione di quanto studiato fino a quel momento viene portato su un palco; e nella totale quiete degli strumenti, si avvertono solo i suoni provenienti dalla platea: un colpo di tosse, una sedia che scricchiola, i respiri dei presenti, tutti segnali della vita che prosegue, perché può e deve, intorno al silenzio del palco.

Il silenzio è utopia. E tutto è musica. Una filosofia chiara e inconfutabile quella di Cage, che lo trasforma nel musicista inventore che ancora tutt’oggi, a ben trentuno anni dalla sua morte, rimane praticamente inimitabile.