Mara Eli: la voce angelica tra noi

Il mio primo editoriale non poteva che essere dedicato a lei, Mara Eli, donna dalla voce incredibile, in grado di scaldare i cuori anche dei più duri, mamma e figlia di inestimabile valore, una professionista che manca e che, 15 anni fa, ha lasciato una traccia indelebile nel cuore della nostra comunità.

Di lei oggi non voglio ricordarmi solo perché ricorrenza nefasta. Il dolore immenso della sua famiglia non va ulteriormente incentivato. Ma vorrei mostrarvi come i miei occhi siano stati in grado di ammirarne il valore ancor prima di quell’8 dicembre 2008. Credo che fosse questa la sua dote: mostrarsi agli altri senza bisogno di presentarsi, senza dire nulla che la sua voce non fosse in grado di raccontare. Un veicolo importante, forse essenziale, perché il canto, e la musica in generale, per Mara Eli era vita, rappresentava quello sbocco verso un futuro fatto di tanti tasselli: una carriera in ascesa, un figlio da veder crescere, un compagno e una famiglia che facevano il tifo per lei. E Cefalù, quella città che l’aveva vista bambina e poi donna e mamma, e si apprestava a sostenerla nella incredibile avventura di Sanremo, dove avrebbe partecipato al fianco di Andrea Bocelli.

Lei è rimasta sempre con i piedi per terra. Umile, sempre pronta a rendersi partecipanza attiva in città, mai un grillo per la testa. Del resto, i veri artisti sono quelli che mostrano la loro anima!

In previsione di Sanremo, aveva preparato un disco. E il brano Come un angelo ne era diventato il cavallo di battaglia. Chi ha visto almeno una volta il videoclip sa di che parlo. Lì c’è tutto, quasi un testamento lasciato a chi le abbia voluto bene, una certezza, il bisogno di cantarlo, alla sua maniera, che lei, in fin dei conti, non sarebbe andata mai via, sarebbe rimasta.

«L’anima vive per l’eternità», perché Maria Elisa Di Fatta non ci ha mai davvero lasciato totalmente. È rimasta qui, nel ricordo di chi si aggrappa alla speranza che qualcosa dopo la morte ci renda meno infelici, meno tristi, meno orfani. La sua assenza non è mai stata realmente un’assenza. La sua voce non ha mai cessato di vibrare nelle corde di chi continua a celebrare la sua vita tra noi, e per noi.

Oggi mi piace ricordarla così, in mezzo a noi ad ogni prova e ad ogni nota intonata, anche se imperfetta. Mi piace pensarla lì che sorride, vedendo che la corale a lei intitolata, e che lei stessa ha vissuto, esiste ancora, vive di luce propria e continua a progredire, a farsi grande, a pensarsi bella ed eterogenea. E mi piace vederla lì, nel suo abito nero lungo, prima di un concerto, che allena la voce, prova un acuto e lo dedica alla sua Cefalù, che da sempre conserva Mara Eli non dentro un semplice cassetto dei ricordi, ma irradia quel ricordo come se Mara Eli fosse ancora, viva, in mezzo a noi.