Il successo dei Bafta in Gran Bretagna

Di festival del cinema ne esistono davvero molti. Ma ce n’è uno conclusosi da qualche giorno, spesso poco conosciuto e celebrato, ma che quest’anno sembra aver suscitato l’interesse dei rotocalchi di tutto il mondo. Parlo del Bafta, il British Academy of Film and Televisione Arts che ogni anno, nel mese di febbraio, si occupa di sostenere e promuovere le forme d’arte dell’immagine in movimento. Ciò è reso possibile dal supporto di oltre 6000 persone impegnate alla realizzazione dell’evento.
In quel di Londra, nell’aprile del 1947, un gruppo di personaggi noti all’industria cinematografica si riuniva dando vita alla British Film Academy. Negli anni Settanta, fu la regina Elisabetta II a decretare di fatto la nascita dei Bafta, quando donò i diritti d’autore del documentario di Richard Cawston all’allora Società del Film. La Accademy nel tempo è cresciuta, mantenendo la sede centrale a Londra, alla quale si uniscono sedi satelliti in Scozia, Galles, New York e Los Angeles.
Col tempo, il festival ha accresciuto la sua fama e si è arricchita di simboli indistinguibili. Tra questi il premio, che raffigura una maschera teatrale creata dalla scultrice statunitense Mitz Cuncliffe. La maschera, modellata con la  plastilina, presenta sul retro, nell’incavo degli occhi, due elementi pertinenti alla kermesse: uno indica il mondo elettronico e l’altro il mondo della televisione.
La serata delle premiazioni si svolge presso la Royal Opera House e le candidature ai Bafta vengono rese note circa un mese prima della serata conclusiva. Inoltre, i premi sono aperti a qualsiasi nazione, fatta eccezione per le categorie come miglior film britannico e miglior film emergente riservati solo alle produzioni inglesi.
Quest’anno il Bafta ha raggiunto la 77° edizione. Un elegantissimo principe William ha fatto gli onori di casa, aprendo la serata di gala con un sorriso chiaramente di circostanza, a causa sia della salute di Re Carlo suo padre sia per l’assenza della moglie Kate, ancora in convalescenza dopo l’intervento all’addome di un mese fa; l’assenza della principessa, icona indiscussa d’eleganza dei Bafta, non ha però offuscato gli splendidi abiti che hanno calcato il red carpet. Tuttavia, quest’anno protagoniste sono state le pettinature tra trecce morbide, chignon maxi volume e fake pixie: è Emma Stone, vincitrice del premio come miglior attrice protagonista con il film “Povere creature!”, a dettare la moda sulla passerella, arrivando ai Bafta con una treccia morbida in tinta mogano.
Di solito, le kermesse cinematografiche non segnano la vittoria assoluta di una particolare produzione. Ma da Londra ci hanno voluto stupire, consegnando ben 7 premi a “Oppenheimer“, film del britannico Christopher Nolan che racconta della vita dell’inventore della bomba atomica, in pieno conflitto con se stesso. Nolan, felice del risultato ottenuto, ricorda a tutti i presenti che molti uomini e molte donne nel tempo hanno cercato di diminuire il numero delle armi nucleari nel mondo. Impegno reso vano dalle intenzioni di chi negli ultimi anni si muove in controtendenza. Ma proprio per quanti hanno combattutto questa “guerra” Nolan ha promosso la realizzazione di questo film e sempre a loro dedica il premio come miglior film del 2024.
Come miglior documentario ottiene il premio “20 giorni a Mariupol“, mentre vittoria scontata è stata quella del migliore film d’animazione per “Il ragazzo e l’airone” di Hayao Miyazaki. Grande entusiasmo si è registrato per il film ambientato nei pressi del campo di concentramento di Auschwitz e recitato interamente in lingua polacca e tedesca, “The Zone of Interest” di Jonathan Glazer, che ottiene il premio per miglior film britannico e miglior film in lingua non inglese.