L’arte è pace, parola di Jon Fosse

«L’arte non è ciò che vedi, ma è ciò che fai vedere agli altri.» Queste le parole di Edgar Degas, pittore impressionista francese di fine Ottocento, che mostrano al mondo intero quanto l’arte, fosse quella pittorica o di altra natura, abbia un potere straordinario, ovvero quello di comunicare con l’esterno ciò che ogni individuo, che se ne serve, vuole mostrare agli altri.

Oggi più che mai, abbiamo un bisogno quasi impellente che qualcosa si aiuti a superare le difficoltà e le incertezze con cui conviviamo quotidianamente. Tempeste di messaggi negativi, notizie funeste, presagi di un futuro incerto e spesso foriero di sciagure e guerre non lasciano scampo, rimanendo così intrappolati tra i fili dei “pupiari” che ci manovrano come burattini inanimati.

Ma esiste un modo per liberarsi dalle tenaglie delle brutture sparse nel mondo. Ed è l’arte a consegnarcelo, direttamente tra le mani, nell’anima e in perfetta sintonia con le nostre necessità.

Come fare, ce lo spiega Jon Fosse, drammaturgo e scrittore norvegese, premio Nobel per la Letteratura 2023, scelto tra tanti per elaborare un messaggio importante in occasione della 62° giornata dedicata al teatro.

Era il 27 marzo 1962 quando i membri dell’International Theatre Institute e l’Unesco durante la cerimonia inaugurale del Teatro delle Nazioni a Parigi concludono i lavori iniziati a Vienna l’anno precedente, per rendere omaggio a una delle arti più conosciute e più professate al mondo, l’arte che nasce all’alba dei tempi e arriva dritta dritta, senza ostacoli o momenti di tentennamento, fino ai giorni nostri: il teatro.

Quest’anno è Jon Fosse ad aprire le danze e sancisce l’inizio di questa giornata internazionale con una frase effetto, ricca di significati e mai come in questo periodo storico attuale: l’arte è pace.

Ogni persona, dice Fosse, è unica e, al tempo stesso, simile alle altre. La differenza è solo esteriore, ma ben altra cosa è quello che ci portiamo dentro e che ci accomuna, un elemento che va oltre il credo religioso, l’appartenenza sociale, il colore della pelle, la lingua. E per tirarlo fuori, renderlo visibile agli altri, disporlo affinché sia utile a tutti, è necessario conoscere e praticare l’arte. Il teatro, poi, secondo Fosse, serve ad esprimerlo senza reprimerlo, sviscerando ogni sfaccettatura di quell’io interiore così celato in profondità in ognuno di noi, ma che ci avvicina e ci rende uguali. Per questo non esiste la guerra tra chi pratica in modo sano l’arte del teatro; per questo il teatro, che è arte, è pace.

Quello che mi piace mostrarvi oggi è proprio questo: non essere mai vincolati alle prime impressioni, ma provare sempre e comunque ad andare in profondità, scavare fino in fondo per conoscere, per non giudicare e per non sentirsi mai in difetto. L’arte ci rende migliori e ci permette di esternare quello che da soli, senza stimoli, non saremmo in grado di fare.

Allora, buona giornata della pace con l’arte a tutti.