Ho tante amiche.
Con alcune sarebbe stato impensabile incontrarsi. Ma lungo il sentiero della vita è tutto così imprevedibile.
Oggi vi parlo di loro, perché singolarmente rappresentano un arricchimento per l’anima, mostrando orgogliose bagagli di disavventure e di gioie, ai quali attingere se qualcuno bussa alla loro porta e chiede “permesso”.
Sono donne diverse tra loro.
C’è lei che ad ogni caduta ha saputo risorgere dalle macerie, ricercando ogni pezzo di sé e avendo cura di risistemarlo alla meglio per ripristinare un puzzle, che ha sempre lo stesso numero di pezzetti, ma qualche volta te ne capita qualcuno da rimettere a nuovo, allora gli togli qualche increspatura, raddrizzi le appendici e poi lo forzi dentro quello spazio che riconosce.
C’è lei che immortala gli attimi. Riesce a captare il bello che proviene dalle viscere e finisce sui volti, durante quelle giornate così luminose e meravigliosamente uniche che, quando poi ti rivedi, ti chiedi “ma sono davvero io?” Eppure, nel suo cuore cela misteri che non racconterà mai. Forse li mostrerà attraverso i suoi occhi, ma non si lascerà mai trasportare dalla tristezza.
C’è lei che sorride. E balla. E salta. E non si arrende mai. Lei è forse la mia scoperta più bella, quella che dà un tono allegro con i suoi audio e non si scoccia ad ascoltare i miei, troppe volte, chilometrici! Lei è un po’ il mio alter ego, quell’espressione di chi si sa sempre prendere poco sul serio, lasciando venir fuori sole e pioggia, tempesta e sereno, in base al contesto, pure se lo travolge (o lo stravolge).
C’è lei, che sa ascoltare una difficoltà, rendendola meno complicata di quello che è. Le dico sempre che le faranno una statua, perché questa bontà non sempre è compresa, forse sfruttata. In fondo, la sua vita è ricca così: di belle persone, di giornata con toni mosci, di momenti lieti da incorniciare e tante opere buone da portare avanti.
C’è lei. Lei è la persona alla quale ho affidato da sempre i miei pensieri più segreti. Oggi un pò meno, perché i segreti aumentano e si fanno più pesanti. Ma, seppur lontana, mantiene alta l’attenzione e sa se c’è qualcosa che non va, che non suona, che non dico.
E infine ci sono loro. Quelle amiche, che non sono quelle a cui confidi mai nulla, ma con le quali condividi un dolore profondo, che si è poi trasformato in una forza quasi sovraumana. Prima che il dolore colpisse anche me, ho provato a mettermi nei loro panni e il senso di impetuoso silenzio mi ha travolto. Le osservavo muovere lenti passi, per riprendersi quel briciolo di orgoglio che restava ancora in piedi; e mentre rialzavano il capo, le vedevo raccoglierlo, abbracciarlo e stringerlo forte al petto, non soffocando mai lacrime e urla. E le ho viste risorgere, come un’araba fenice, gelate da quel dolore e consapevoli che più in fondo di così non potesse andare. E ogni volta che questa resurrezione ha avuto luogo, mi sono detta: “che potenza ha la vita!”
Poi è toccato a me. E quella forza non sapevo da dove tirarla fuori. E ho annaspato per giorni e per settimane, forse anche qualche mese, finché ho capito.
Oggi, come tre anni fa, con una flebo al braccio, nel profondo del mio cuore sapevo che avrei dovuto aprire uno scatolone dove riporre i ricordi di un momento unico e indescrivibile; e sapevo anche che quello sarebbe rimasto solo un ricordo a cui aggrapparsi per non sprofondare più in fondo di così.
Oggi, tre anni dopo, ringrazio chi ha gelato ancora di più quel freddo silenzio della mia anima, facendomi conoscere il vero significato di solitudine, nella quale ho raccolto le mie paure e il mio coraggio, risorgendo come un’araba fenice. E ringrazio ancora di più tutte quelle Lei, che mi hanno insegnato che questa vita, che ti prende spesso a calci in faccia, anche quando non te lo meriti proprio e non hai più le forze di venirne fuori, è bella per quello che è. Perché il dolore resta, ma lo trasformi. Diventa il mezzo attraverso cui il tuo volto ritorna a sorridere, con espressioni sincere, mai più forzate; e lo strumento che ti permetterà a pesare ogni singola parola.
A ognuna di queste Lei l’augurio mio speciale in questa giornata perché non sia solo l’8 marzo la celebrazione della loro essenza di Donne e di Forza. Ma diventino tutte e ciascuna foriere di tutto il bene che mi hanno saputo regalare quando volevo sprofondare più in basso e loro, con piccoli ma importanti contributi, non lo hanno permesso.